Il “Bètilo Antropomorfo”

Il “Bètilo Antropomorfo”

Il “Bètilo di Golgo” è situato nel piazzale di fronte alla chiesa di San Pietro, è uno dei monumenti di epoca nuragica più noti del territorio di Baunei. Questo affascinante reperto, in pietra basaltica (noto anche come “il Menhir di Golgo”), è citato in tutti i testi di archeologia sarda, per quel volto umano scolpito in rilievo che ne fa un interessante caso di “bètilo antropomorfo”. Con il termine “bètilo” gli archeologi si riferiscono a statue in pietra, stilizzate, dell’epoca nuragica. I bètili più antichi generalmente hanno forma conica e a volte presentano elementi di antropomorfismo. Poiché nei bètili le fattezze umane sono solitamente ottenute mediante incavi circolari, da interpretarsi come occhi aperti, il “Bètilo di Golgo”, per il volto in rilievo molto ben definito nei tratti fisionomici, è considerato un reperto tra i più significativi dell’arte nuragica. A metà degli anni Settanta questo singolare bètilo attirò l’attenzione dell’archeologo Giovanni Lilliu, che venne appositamente a Baunei per studiare “l’interessante monumentino figurato”. I risultati di queste ricerche furono pubblicati nel 1975 nella rivista “Studi Sardi”, in un articolo intitolato “Dal betilo aniconico alla statuaria nuragica”, dove l’antropomorfismo del “monumentino” è cosi descritto: “Il volto, sporgente di cm. 4/5, è di taglio ovale, regolare, un po’ allungato al mento, dai lineamenti morbidi ed essenziali; è lungo cm. 19, largo alla fronte cm. 12. (…) . Nell’insieme è un volto distaccato, impassibile, in piena frontalità come vuole l’astrazione geometrica e simmetrica: un volto veramente di pietra”.

Gli studiosi presumono che in origine il “Bètilo di Golgo” fosse posizionato a fianco di una delle numerose “Tombe dei giganti” (monumenti funerari di epoca nuragica), che per quanto disseminate lungo tutto l’altopiano, sono difficilmente individuabili, se non accompagnati da guide esperte, anche perché spesso nascoste dalla fitta vegetazione. Questi monumenti funerari vengono chiamati “Tombe dei giganti” per le dimensioni ciclopiche che li caratterizzano. Si tratta di sepolcri in muratura, costituiti da un lungo corridoio coperto (la cella funeraria vera e propria) preceduto da un’esedra semicircolare, al centro della quale si trova una piccola porta. Secondo gli esperti di arte funeraria di epoca antica, bètili come quello di Golgo venivano posizionati nei pressi delle sepolture collettive con una precisa funzione rituale: dovevano vigilare sull’incolumità della tomba e sulla pace dei defunti che vi erano seppelliti.

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