Capo Monte Santu

Capo Monte Santu

Il promontorio di Capo Monte Santu segna il limite meridionale del Golfo di Orosei, che a nord si chiude con Capo Comino. “Questo capo, ben noto ai marinai, – annotava il La Marmora, impressionato dalla maestosità delle falesie, nel suo “Itinerario dell’Isola di Sardegna” – è tagliato a picco a un’altezza considerevole sopra il livello del mare, che bagna le sue falesie, alte diverse centinaia di metri; si può arrivare a toccarle con la mano in tempo di calma, perché si immergono verticalmente in mare fino a grande profondità”.

Il tratto di costa di Capo Monte Santu si presenta particolarmente frastagliato con alcune insenature che penetrano per decine di metri nelle pareti calcaree come dei veri e propri fiordi. Queste rientranze della costa, visibili solamente se si naviga molto vicino alle scogliere, in sardo prendono il nome di “Portu”, perché in particolari condizioni meteo possono consentire a piccole imbarcazioni di stare a ridosso delle pareti rocciose. Navigando da sud verso nord si incontrano, nell’ordine: “Portu Pedrosu”, “Portu Cuau” e “Portu Eltiera”. “Portu Pedrosu”, che letteralmente significa “porto pietroso” (perché termina con una piccola spiaggia di sassi e ciottoli), è chiamato dai pastori di Baunei “Portu Porru ’e campu”. “Porru ’e campu” da queste parti è il nome in sardo di una particolare specie di aglio selvatico, l’ “Aglio  triquetro”, pianta erbacea bulbosa dai fiori bianchi striati di verde che cresce soprattutto nei terreni umidi e ombrosi e che evidentemente, in passato, era talmente diffuso nella zona retrostante il piccolo fiordo da spingere i pastori ad associarne il nome all’insenatura. Il La Marmora riporta questo toponimo nel 1857: Prima di giungere alla Guglia [il pinnacolo di Cala Goloritzè] si trova un’ansa, chiamata Porru ’e Campu”. La parte finale dell’insenatura è molto stretta e perciò raggiungibile solo con piccole imbarcazioni. “Portu Cuau”, che significa “porto nascosto”, è un’insenatura più ampia di “Portu Pedrosu”, e in passato, all’epoca dei carbonai, è stato un punto di approdo per le imbarcazioni che caricavano il carbone prodotto nelle piazzole retrostanti. Anche “Portu Cuau” può vantare un doppio nome; essendo noto tra i pescatori di Arbatax e Cala Gonone come “Cala Tramontana”. “Portu Cuau”, più ampio e più largo di “Portu Pedrosu”, è accessibile anche ad imbarcazioni di medie dimensioni. “Portu Eltiera”, che a differenza dei due “porti” che lo precedono non si sviluppa in lunghezza, è invece una rientranza delle pareti a strapiombo della linea di costa che non dà per nulla l’idea di essere un rifugio sicuro in caso di mare mosso.

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Le asperità della navigazione lungo le falesie di Capo Monte Santu sono note fin dall’antichità, e sono molti gli storici che identificano questo tratto di costa orientale con gli “Insani Montes” citati da numerosi autori, soprattutto in relazione a tragici naufragi.

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